Droga e legalizzazione in Occidente all’alba del terzo millennio
Sunto
I media di costume e di regime sono inclini a presentare la questione dell’intossicazione come una battaglia di visioni del mondo, in cui si è costretti a schierarsi: o con i conservatori proibizionisti o con i Liberali anti-proibizionisti. Qui si sostiene che questo presunto scontro di posizioni filosofiche sia in qualche modo specioso. Piuttosto, il dibattito sul proibizionismo riflette la confusa coesistenza tra il desiderio di evasione dalla durezza & squallore “della gabbia” (da parte dei poveri, dei borghesi disillusi, e dai diseredati del Terzo Mondo) e la tolleranza vacillante dei governi nei confronti di un minimo di intorpidimento mentale. Gli studiosi di questo argomento, tuttavia, dovrebbero vedere il problema per quello che è: ovvero che il proibizionismo è solo un palliativo contro il male dell’assuefazione, ovvero la disperazione dell’indigenza materiale e spirituale. Ed è proprio sull’eliminazione della povertà che dovrebbero concentrarsi tutta la tensione morale e intellettuale. L’Antiproibizionismo, dall’altro-canto, e una postura ingannevole volta soltanto a far da complemento alle politjce sociali dei conservatori quando questi si decidono a dare via libera a categorie di stupefacenti, che, al cambiare della struttura industriale della società, non vengono più ritenuti dannevoli alla produttività della popolazione salariata.