Bataille, Derrida e il rifiuto postmoderno del dono
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Georges Bataille, insieme a Thorstein Veblen, Marcel Mauss, Rudolf Steiner e Karl Polanyi, può essere considerato un esponente di una scuola di pensiero alternativa, se non antagonista, all’economia Liberale, una scuola che può essere definita “l’economia politica del dono”. Gli economisti del dono analizzano l’andamento economico principalmente attraverso l’uso che una società fa delle proprie eccedenze. Ciò che differenzia Bataille dagli altri, tuttavia, è la sua ossessiva insistenza sul fatto che modi di donare genuini e disinteressati siano, in realtà, impossibili. Per Bataille, tutti gli atti di magnanimità nel corso della storia non sono stati altro che manifestazioni di un barbaro desiderio di eclissare gli altri, sia in tempo di pace attraverso spese sontuose, sia in tempo di guerra attraverso olocausti e sacrifici. Questa caratterizzazione del comportamento umano è diventata un dogma del tardo discorso anti-umanista attraverso Jacques Derrida, che ha ripreso la polemica di Bataille negli anni Ottanta. È quindi curioso osservare come, alla fine, il radicalismo anti-Liberale di Bataille abbia portato i suoi seguaci postmoderni a convergere con la scuola Liberale, che a sua volta sminuisce il potere della donazione disinteressata e il significato dello scambio di doni.